Usa, Trump alza un nuovo muro: “Chi entra illegalmente sarà arrestato”

di Redazione

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Usa, Trump alza un nuovo muro: “Chi entra illegalmente sarà arrestato”

| mercoledì 17 Ottobre 2018 - 07:25

Chiunque entri negli Stati Uniti illegalmente sarà arrestato e trattenuto prima di essere rimandato indietro nel proprio Paese”. Il presidente americano Donald Trump ha annunciato così su Twitter la nuova stretta sull’immigrazione clandestina.

Nei suoi piani, inoltre, c’è anche l’intenzione di tagliare tutti gli aiuti a Honduras, Guatemala ed El Salvador “se permetteranno ancora ai loro cittadini o ad altri di attraversare i loro confini e di raggiungere gli Stati Uniti con l’intento di entrarvi illegalmente”. 

Intanto il vicepresidente americano Mike Pence ha telefonato ieri sera al presidente del Guatemala, Jimmy Morales, chiedendogli di fermare la carovana di migranti honduregni in cammino verso gli Stati Uniti: “Se questo non avverrà saranno sospesi tutti gli aiuti”.

Attraverso il suo account Twitter, Pence ha reso noto di aver “parlato con Morales della carovana diretta negli Usa, ed ho chiarito che i nostri confini e la sovranità devono essere rispettati”. Ci aspettiamo, ha aggiunto, che “i nostri partner facciano tutto il possibile per sostenerci ed apprezziamo il loro appoggio“.

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“Ma ho anche ribadito – ha concluso Pence – il messaggio del @POTUS (presidente degli Stati Uniti): niente più aiuti se non vengono fermati!”. In precedenza Pence aveva conversato per telefono anche con il presidente dell’Honduras, Juan Orlando Hernandez, a cui ha trasmesso “un messaggio forte da @POTUS: niente aiuti se la carovana non viene fermata”. Gli ho detto non gli Usa non tollereranno questo palese disprezzo dei nostri confini e della sovranità”.

E si spiega sempre in ottica sicurezza la scelta di lasciare aperta la prigione di Guantanamo per almeno 25 anni. L’ha comunicato l’Ammiraglio John Ring, responsabile del centro di detenzione dove si trovano i prigionieri accusati di essere coinvolti negli attentati dell’11 settembre 2001. Un altro atto di rottura rispetto alla precedente amministrazione Obama. 

 

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