Venditti: “Scaricavo nelle canzoni ciò che avevo dentro”

di Redazione

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Venditti: “Scaricavo nelle canzoni ciò che avevo dentro”

| mercoledì 06 Marzo 2019 - 12:57

“Scaricavo nelle canzoni ciò che avevo dentro e la prospettiva del suicidio, invece di sembrarmi drammatica, mi pareva la soluzione del problema”,

racconta Antonello Venditti a Vanity Fair.

Venditti: “Scaricavo nelle canzoni ciò che avevo dentro”

Per i suoi 70 anni, il noto cantante italiano, spiega in un’intervista a Malcom Pagani il problema che lo tormentava: “La mia infelicità… Da adolescente grasso, se parliamo di bullismo, non avevo niente da invidiare a nessuno. Ero tra quelli che sentivano le risatine al loro passaggio e se una ragazza mi sorrideva neanche ci credevo… Mi chiamavano ‘Cicciabomba’, pesavo quasi 100 chili”.

Ma nemmeno il rapporto con la madre lo aiutava, una donna severissima:

“Sperava nei miei fallimenti, considerava le mie canzoni poco meno che spazzatura e a mio padre Vincenzo, convinta di non essere ascoltata, diceva di me: ‘Il ragazzo è cretino’… Era talmente poca la stima che avevo di me che mi attaccavo all’unico vizio che mi era concesso: il cibo. Mangiavo tutto il giorno. La domenica poi era drammatica. Mi svegliavo nei profumi del ragù che mia nonna aveva messo da ore sul fuoco, ci inzuppavo tre rosette e poi poco prima di mezzogiorno uscivo per andare a messa. All’andata, facevo sosta dal gelataio più buono del quartiere e mi facevo fare una coppa con cioccolato, nocciola e panna con l’amarena e due cialde. Al ritorno idem. Poi il pranzo: la pasta, il filetto, le patatine fritte. Visto che nessuno mi fermava, lo feci io. Arrivato a 94 chili, ma forse anche a 98, dissi basta: ‘Ma non vedete che sono un baule?’”.

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