Anziano ucciso a Manduria, in carcere i due maggiorenni indagati

di Redazione

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Anziano ucciso a Manduria, in carcere i due maggiorenni indagati

| venerdì 03 Maggio 2019 - 08:34

I due maggiorenni indagati per l’omicidio di Antonio Stano avvenuto a Manduria andranno in carcere. Lo ha stabilito il gip del Tribunale di Taranto non convalidando i fermi e ritenendo non sussistente il pericolo di fuga.

Per l’omicidio del 66enne di Manduria, morto il 23 aprile, il Tribunale ha emesso nei confronti dei due indagati un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il giudice ha così condiviso il quadro accusatorio della Procura, anche in relazione al reato di tortura. Stessa decisione è stata adottata ieri dal gip minorile che ha mandato in carcere i sei minorenni.

Anziano ucciso a Manduria

“La misura della custodia cautelare in carcere – scrive il gip del Tribunale ordinario Rita Romano – appare sostanzialmente adeguata alla gravità dei fatti, avendo gli indagati dimostrato notevole inclinazione alla consumazione di reati, totale inaffidabilità e completa assenza di freni inibitori“.

“Né – rileva – vi è misura diversa meno grave rispetto a quella anzidetta idonea a garantire le esigenze di tutela della collettività stante la personalità dei due indagati” che “non offrono alcuna garanzia certa di rispetto degli obblighi di una misura cautelare meno afflittiva, dovendosi pertanto fortemente limitare la loro libertà di movimento per impedire la ricaduta nel delitto”.

Secondo il giudice, i nuclei familiari dei due indagati “hanno dato prova di incapacità a controllare ed educare i due giovani“, da qui la decisione di escludere la concessione degli arresti domiciliari.

Il gip del Tribunale ordinario, Rita Romano, ha così condiviso l’impianto accusatorio della Procura, anche in relazione al reato di tortura. “Giravano in rete (su YouTube e sulle chat degli indagati e dei loro amici) filmati che riprendevano i maltrattamenti in danno dello Stano – evidenzia il giudice – e che erano divenuti merce di scambio tra i diversi giovani che li ricevevano sui loro telefoni o vi si imbattevano in Internet”.

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