Roma, il quartiere non vuole i rom: “Li devono impiccare tutti”

di Redazione

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Roma, il quartiere non vuole i rom: “Li devono impiccare tutti”

| martedì 07 Maggio 2019 - 17:37

Mentre si attende il rientro della famiglia rom assegnataria dell’appartamento al 20 di via Satta, a Casal Bruciato, si è alzata la tensione per l’arrivo nel palazzo del movimento di sinistra Asia, che manifesta in strada in solidarietà dei rom. A raccontare la situazione di Roma è ‘Repubblica’. “Il quartiere non vi vuole – gridano i militanti di Casapound nel cortile insieme ai residenti – Buffoni”. “Hanno il permesso di stare lì dentro al presidio? Fascisti di merda” urlano i manifestanti di Asia dall’altra parte del cancello.

Le tensioni

“Non ti far più vedere, se torni qui ti ammazziamo di botte”. Dopo una lunga notte trascorsa dentro l’appartamento spoglio e senza l’allaccio della corrente, Senada e Imed, la coppia rom di origini bosniache legittima assegnataria dell’appartamento in via Satta, a Casal Bruciato, stamani hanno incassato ulteriori minacce dai residenti in presidio permanente nel cortile delle case popolari.  “Li vogliamo vedere tutti impiccati, bruciati” dicono alcune donne radunate nel cortile condominiale proprio di via Satta.  “A mio nipote quando aveva 11 anni gli hanno puntato un coltello alla gola per rubargli un euro” racconta una residente. “Richiamiamo Mussolini che è morto?”, dice un’altra ironicamente. “Magari” rispondono altri in coro.

“Li devono bruciare tutti”

La famiglia bosniaca comunque  ha manifestato intenzione di rimanere nella casa popolare in questione a seguito di un incontro con Rosalba Castiglione.  “Ci sono una normativa regionale e un bando comunale, fatto nel 2012, sotto Alemanno, che legittimano questa assegnazione. Siamo pronti ad attivare ogni strumento di tutela per la famiglia legittima assegnataria. Alimentare un clima di odio e intolleranza non giova a nessuno” ha spiegato l’assessora alle Politiche abitative.
Stamani Senada e Imed sono usciti dall’appartamento nel quale erano asserragliati da 24 ore e sono stati investiti da una nuova pioggia di minacce e insulti. Sopravvissuti alle rabbia popolare, hanno accompagnato i bambini a scuola e si sono diretti al dipartimento alle Politiche abitative per chiedere una soluzione alternativa al Comune. “Non sappiamo cosa fare – aveva detto questa mattina Imed – ma vivere lì in quelle condizioni è impossibile“. Insieme a loro c’era anche Suzana, la 34enne rom minacciata ripetutamente dopo che il mese scorso era entrata, anche lei come legittima assegnataria, in un appartamento popolare in via della Tenuta di Torrenova a Tor Vergata. “Dopo la manifestazione neofascista di sabato le minacce sono proseguite – ricorda – mi dica il Comune cosa devo fare, io non vorrei andarmene. Ringrazio i professori e i genitori dei compagni di classe dei miei figli per la solidarietà e la lettera pubblicata martedì su Repubblica”.
Alberto Campailla dell’associazione di volontariato che si occupa di povertà e disuguaglianze ‘Nonna Roma’, afferma: “Insieme al movimento Khetane rom e sinti per l’Italia, la Cgil di Roma e Lazio, Arci, l’associazione Cittadinanza e minoranze, abbiamo create una rete di solidarietà e oggi faremo un presidio solidale dalle 16 sotto casa di Imed e Senada in via Satta 20. L’emergenza abitativa è un problema cittadino, non si risolve facendo la guerra a una sola famiglia rom”
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