Investiti dopo una lite a Orio al Serio, morto anche il secondo giovane

di Redazione

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Investiti dopo una lite a Orio al Serio, morto anche il secondo giovane

| lunedì 05 Agosto 2019 - 19:15

Non ce l’ha fatta Matteo Ferrari, uno dei due giovani di 21 e 18 anni investiti dopo una lite in discoteca a Orio al Serio. Nella notte tra sabato e domenica, negli istanti successivi al folle gesto, era morto Luca Carissimi. A speronare i due, entrambi in sella ad uno scooter, era stata l’auto guidata da Matteo Scapin. L’automobilista di Curno è ora in cella per omicidio volontario.

L’automobilista era positivo all’alcoltest. Secondo quanto riportato da Ansa.it, le telecamere presenti sulla strada mostrino la Mini Cooper che affianca la Vespa su cui viaggiavano i giovani prima di travolgerla. È confermato che il litigio tra i ragazzi era cominciato all’interno della discoteca, pare a seguito a degli apprezzamenti da parte di Carissimi alla ragazza del trentatreenne. Dopo l’inseguimento a tutta velocità tra le vie di Azzano San Paolo (Bergamo), l’auto ha centrato in pieno lo scooter con a bordo i due giovani.

Investiti dopo una lite, muore il secondo giovane

“Non credo ci sia dolore più grande di quello di un padre e di una madre che perdono tragicamente il proprio figlio, nulla di più straziante”, ha scritto in un post il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. “Ieri ho abbracciato i genitori di Luca Carissimi e di Matteo Ferrari, i due ragazzi di Borgo Palazzo – scrive Gori – falciati sulla strada di Azzano nella notte tra sabato e domenica. Non avevo parole, solo la carezza di un papà a padri e madri messi di fronte ad una prova più grande di loro, il desiderio di portare loro un poco di conforto, la vicinanza mia e di tutta la città. Perché quando succede una cosa così, quando si perdono due giovani vite per il più stupido dei motivi è tutta una città che piange, non solo due famiglie”.

È tutta la città che si chiede “come sia possibile, che cerca un senso di fronte ad una tragedia che devasta il cuore”. Gori nota però: “Non ho trovato rabbia negli occhi di questi genitori, e sì che sarebbe stata comprensibile, tanto meno desiderio di vendetta. Di giustizia – quella sì – ma forse ne avvertiamo più noi il bisogno, perché ci preme che una cosa così non debba più accadere, e serve per questo che le responsabilità non restino impunite”.

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