Sanità, secondo Aiop Sicilia l’attenzione è alta su personale e sicurezza

di Redazione

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Sanità, secondo Aiop Sicilia l’attenzione è alta su personale e sicurezza

| sabato 28 Settembre 2019 - 18:13

“Gli ospedali privati hanno personale in numero sufficiente a garantire un servizio di qualità e ad ottemperare a tutte le norme sulla sicurezza del paziente e per la riduzione del rischio clinico, come si evince, peraltro, dai costanti controlli cui le stesse sono soggette”. E’ la risposta del presidente di Aiop Sicilia, Marco Ferlazzo, alla nota del Coordinamento ordini professioni infermieristiche rivolta alla commissione Sanità e ai capigruppo dell’Ars in merito al subemendamento in discussione a Sala d’Ercole sulle dotazioni di personale per le case di cura.

“L’Aiop ha sempre prestato la massima attenzione alla qualità delle prestazioni offerte ai cittadini – aggiunge Ferlazzo -. Oggi le strutture private, secondo la legge vigente, hanno obbligo di avere in organico infermieri professionali ed ausiliari socio sanitari, oltre ovviamente ai terapisti della riabilitazione ed alle ostetriche e ad altro personale tecnico, che si aggiunge ai primi (là dove la norma lo preveda per le specifiche discipline esercitate), in numero sufficiente a garantire un servizio di qualità e ad ottemperare a tutte le norme sulla sicurezza del paziente”.

Secondo il presidente Ferlazzo “Molte strutture associate, per loro specifiche esigenze assistenziali superano lo standard minimo previsto attualmente dalla legge, non solo relativamente agli infermieri, ma anche agli ausiliari e prevedono anche figure, come ausiliari specializzati e/o O.S.S., ancorché non previste dalla legge vigente, per offrire un servizio di qualità. Qui non si tratta di avere un “minore ritorno economico alla sanità privata”, come presume ed afferma nella nota il Coordinamento OPI, ma della stessa sopravvivenza delle strutture e, quindi, con essa degli attuali livelli occupazionali. Si ricorda, infatti, che la componente di diritto privato del S.S.R. ha come corrispettivo, a fronte delle prestazioni rese, solo le tariffe predeterminate dalla regione, che sono bloccate dal 2007, così come dal 2007 sono bloccati i tetti di spesa, per cui se dovessero aumentare gli standard in maniera esponenziale e, con essi, i costi fissi del personale, che rappresentano il 70% circa dei costi complessivi, moltissime aziende non resisterebbero, in quanto già oggi in equilibrio precario. Peraltro ci troviamo alle prese con il blocco della spesa determinato dal Dl 95/12, del quale auspichiamo una revoca. Un quadro in cui le Regioni meridionali sottoposte ai piani di rientro sono alle prese con risorse economiche scarse e a fatica possono immaginare percorsi di sviluppo”.

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