Tortu “Mennea un esempio e mito, ho iniziato grazie a Berruti”

di Redazione

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Tortu “Mennea un esempio e mito, ho iniziato grazie a Berruti”

| sabato 14 Dicembre 2019 - 00:40

“Penso che non ci possa essere un nuovo Mennea: è stato uno dei più grandi atleti dello sport italiano e un esempio in campo e fuori, visto che ha preso anche cinque lauree. E’ un esempio e un mito, essere accostato a lui fa solo piacere ed è uno stimolo in più”. Filippo Tortu non teme i grandi confronti, in pista e anche nella vita.

Tortu “Mennea un esempio e mito, ho iniziato grazie a Berruti”

Essere paragonato ad una leggenda come Pietro Mennea gli da’ quella carica in più che, a 21 anni e con le Olimpiadi di Tokyo2020 alle porte, fa sempre piacere.

Nel frattempo, il campione milanese, primatista nazionale dei 100 metri piani con il tempo di 9″99, si è concesso il lusso della finale agli Europei di Berlino 2018 e, soprattutto, dell’ultimo atto dei Mondiali dello scorso settembre a Doha, dove ha duellato con il grandi del pianeta finendo quinto.

“Spero manchi il meno possibile ad arrivare al loro livello – spiega Tortu, ospite di un forum nella sede romana dell’Agenzia di stampa ITALPRESS – Due anni fa correvo i 100 sotto i 10″, quest’anno sono riuscito ad arrivare in una finale mondiale… Un passo alla volta mi sto avvicinando sempre di più a loro, non devo avere fretta e l’ossessione di diventare un atleta più forte. Devo semplicemente rimanere tranquillo e lavorare come stiamo facendo”.

Tokyo è ormai dietro l’angolo e Tortu non andrà certo in Giappone per mangiare sushi e fare foto al Monte Fuji: “Le Olimpiadi sono il motivo per cui ho iniziato a fare atletica, ad ispirarmi sono stati i filmati della vittoria di Berruti nei 200 metri a Roma 1960. I Giochi sono il sogno di una vita, vorrò e dovrò dare il meglio di me stesso e ottenere il massimo risultato. Arriverò nelle migliori condizioni possibili e l’obiettivo è giungere alla finale: sarà molto difficile, però bisogna puntare in alto. E, una volta in finale, si da’ il tutto per tutto”.

La squalifica di un coach sempre tanto ‘chiacchierato’ come Alberto Salazar ha riaperto la ferita del doping nell’atletica: “Non mi piace pensare al doping nello sport. So che esiste ma il pensiero non mi sfiora. Penso a me, a quanto mi alleno e ai sacrifici che faccio, non provo nemmeno a pensare che un atleta che ho al mio fianco sia dopato. E’ triste solamente affiancare il doping al mondo sport, che e’ bello e pulito, fatto di gioia e valori. Sono molto contento della mia vita e guardo i miei aspetti positivi”.
(ITALPRESS).

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