Gioele, trovati resti umani nei boschi di Caronia: compatibili con l’età del bimbo

di Redazione

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Gioele, trovati resti umani nei boschi di Caronia: compatibili con l’età del bimbo

| mercoledì 19 Agosto 2020 - 23:37

Sarà l’esame del Dna a stabilire se i resti di ossa trovati stamattina lungo un sentiero nelle campagne di Caronia sono compatibili e appartengono al piccolo Gioele, il bambino di quattro anni sparito il 3 agosto scorso con la madre Viviana Parisi, trovata poi senza vita. I resti (un femore e il tronco) sono stati individuati in contrada Sorba a circa 200 metri dall’autostrada A20 Messina-Palermo, dove la dj torinese aveva abbandonato l’auto dopo un tamponamento.

A trovarli, tra i cespugli, è stato Giuseppe Di Bello, ex carabiniere di Capo D’Orlando, ormai in pensione, che da oggi si è unito alle ricerche dei volontari, dopo l’appello lanciato dal padre di Gioele e marito di Viviana, Daniele Mondello. Lui ha cercato dove gli altri non cercavano. “Infilandomi dove gli altri non passano”, ha risposto a chi gli chiedeva come avesse fatto a trovare qualcosa e che “sì”, c’erano tracce di animali. Il ritrovamento è stato fatto a poco meno di un chilometro dal luogo in cui lo scorso 9 agosto è stato recuperato il cadavere della madre, ai piedi di un traliccio.

Il dramma di Gioele, trovati resti “compatibili”

Per gli investigatori, che in attesa di conferme procedono con cautela, il corpo è stato trascinato lì dagli animali. Subito dopo la segnalazione, sul posto è arrivato il procuratore di Patti Angelo Vittorio Cavallo che coordina l’inchiesta per omicidio e sequestro di persona. Il magistrato, accompagnato da vigili del fuoco, agenti della Scientifica e volontari di Protezione Civile, ha fatto un primo sopralluogo dall’alto. Sul luogo del ritrovamento anche il medico legale. A ricostruire quegli attimi concitati è un amico dell’ex carabiniere, che con lui oggi aveva deciso di partecipare alle ricerche. “Ha trovato dei resti – ha detto Francesco Radici, originario di Sinagra – che sembravano umani e mi ha chiamato…”.

“Ci sono livelli – ha detto Ambrogio Ponterio, vicecomandante dei vigili del fuoco di Messina – in cui si cerca una persona viva, ci sono livelli in cui si cerca qualcosa di più con un’altra intensità. Poi ci sono livelli in cui si cercano parti introvabili e si va con un’altra intensità di ricerca che comunque è stata fatta”. Ai cronisti che lo incalzavano sulle ricerche, il funzionario dei pompieri ha risposto: “E’ arrivata questa persona – ha aggiunto -, che è un conoscitore dei luoghi, con strumenti atti a farsi spazio tra la vegetazione, aveva un falcetto che gli consentiva di passare dove passano gli animali”.

“I droni? Dall’alto con questa fitta vegetazione riescono a vedere anche a terra? Non ci riescono…”, ha detto rispondendo ancora alle domande dei giornalisti. Per tutto il pomeriggio l’area è stata inaccessibile e presidiata dalle forze dell’ordine, per permettere agli agenti della Scientifica di eseguire i rilievi, fondamentali perché nessun indizio venga tralasciato. Al termine del suo sopralluogo, durato circa cinque ore, è stato il procuratore di Patti a fare il punto della situazione: “Abbiamo sempre pensato – ha detto Cavallo – che il bimbo fosse qui, per questo abbiamo continuato e insistito con le ricerche da queste parti. Abbiamo trovato dei resti compatibili con un bambino di quell’età. Non mi interessa chi l’abbia cercato e chi l’abbia trovato, l’importante è che sia stato trovato”.

“Dicevamo che dovevamo insistere nelle ricerche in questa zona. Più avevamo risorse disponibili più probabilità c’erano di trovare questa persona. Ci siamo fatti delle ipotesi – ha aggiunto – se ne sono rafforzate alcune e ne abbiamo scartate altre. Ora è il momento del silenzio, continuiamo a lavorare. Perdono quota piste riconducibili ad ambiti familiari, ma non possiamo fare altre dichiarazioni. Rimangono in piedi tante ipotesi. L’autopsia sarà eseguita a brevissimo. A breve mostreremo degli oggetti che abbiamo trovato, per un primo riconoscimento, poi ci saranno i rilievi sul Dna. A breve faremo vedere ai familiari oggetti che abbiamo trovato, anche indumenti”. Nelle campagne di Caronia è arrivata una bara che servirà a ricomporre i resti prima di trasferirli all’istituto di medicina legale per l’esame del Dna.

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