Il bersaniano D’Attorre al segretario Renzi | “Così passiamo dal Porcellum al Maialinum”

di Elena Di Dio

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Il bersaniano D’Attorre al segretario Renzi | “Così passiamo dal Porcellum al Maialinum”

| domenica 19 Gennaio 2014 - 14:36

Il giorno prima dello ‘storico’ incontro fra il suo segretario Matteo Renzi e il leader di Forza Italia, Alfredo D’Attorre, aveva lanciato la sua invettiva a nome di tutta la componente bersaniana del Pd. “Se si chiude il patto Berlusconi-Renzi che esclude tutti gli altri, la maggioranza finisce domani” aveva detto, aggiungendo: “Lo spagnolo in salsa italica è costituzionalmente e politicamente invotabile”.

Oggi Alfredo D’Attorre non cambia linea ma specifica alcuni passaggi del suo pensiero.

Come interpreta il risultato del vertice fra Renzi e Berlusconi?

“Secondo me si conferma che l’incontro al Nazareno è stato un grave errore, sia sul piano simbolico sia sul piano politico. Per dirla con una battuta, in termini calcistici: Berlusconi 2 Renzi 0, dato che il leader di Forza Italia ha incassato due punti al proprio paniere: la rinuncia al doppio turno e la reintroduzione delle liste bloccate. Noi abbiamo abdicato su entrambe queste questioni. Certo si tratterà di vedere nel dettaglio la proposta che Renzi porterà in direzione nazionale ma quello che si capisce è che si va dal Porcellum verso un Maialinum in cui resistono le liste bloccate”.

Anche se si tratta di liste più “corte”?

“Non conta che siano lunghe o corte. Quello che rimane è che le liste vengono fatte dalle segreteria dei partiti che assumono un potere totale sugi eletti. Su questo Renzi non può appellarsi al voto delle primarie. Non credo che abbia ottenuto 3 milioni di voti per riportare in auge il Porcellum o per riabilitare Berlusconi che era stato messo ai margini della vita politica. Su questi temi abbiamo la percezione di uno sconcerto molto forte fra i nostri elettori”.

Stefano Fassina, intervistato da Maria Latella a Sky, parla della necessità di consultare gli iscritti sulla proposta di riforma elettorale del segretario Renzi sostenendo che è previsto dallo statuto del partito e sottolineando che fra gli iscritti Renzi non ha ottenuto la maggioranza che invece ha incassato nelle primarie aperte dell’8 dicembre. Anche in Parlamento Renzi è minoritario, tranne verificare alla conta quanti sono diventati renziani in questo ultimo mese. Lei che pensa?

“Secondo la mia previsione, la maggioranza per far resuscitare le liste bloccate non c’è in Parlamento, né negli altri partiti né nel Pd. Mi pare molto difficile che si resuscitino le liste locate abolite dalla Corte costituzionale. Noi dobbiamo fare una legge che migliora quella uscita fuori dalla Consulta non che la peggiora. Se Renzi ritiene che davvero il Pd debba proporre questo tipo di riforma elettorale, si aprano per un giorno intero i nostri circoli e si chieda agli elettori del Pd se sono favorevoli o no alle liste bloccate. D’altronde mai, durante la campagna per le primarie, è stata formulata una simile proposta”.

Trasversalmente da anni si riconosce che il blocco delle preferenze sia stato un elemento antidemocratico di questa legge elettorale. 

“Appunto. E in più Renzi sta ottenendo il risultato di aver resuscitato un uomo politico, Berlusconi, che politicamente era finito ai margini del dibattito”.

Ma il fatto che ieri, Berlusconi abbia offerto la “prima parola” a Renzi non le sembra una volontà di consegnare ad altri il baricentro politico?

“Berlusconi era stato spinto ai margini dalla politica prima e dalla condanna poi, insieme a una fetta consistente del suo partito che si era sottratto al suo ricatto, impedendo che cadesse il governo Letta. Adesso è indubbio che la linea di Renzi, che è una linea molto aggressiva contro chi ha disobbedito a Berlusconi, da Alfano ai ministri del governo Letta che sono esponenti del Nuovo Centrodestra, e che invece è  favorevole a Fi, ha restituito spazio a Berlusconi. Questo è un clamoroso autogol politico e un tradimento del popolo dell’8 dicembre”.

Come finirà domani in direzione Pd?

“Renzi avanzerà la sua proposta. Mi auguro che rifletta in queste ore, che capisca che dirigere non vuol dire comandare. Che per guidare un partito sia doveroso ascoltare e sintetizzare le posizioni di ognuno. Le parole che Renzi ha utilizzato in queste ore nei confronti di chi esprime critiche al suo operato sono brutte: ha parlato di gente che “mette i bastoni fra le ruote”. Chi non condivide la sua posizione non può essere considerato un ostacolo ed eliminato. Io mi auguri che Renzi arrivi in direzione con una modifica di quanto viene fuori dalle indiscrezioni di queste ore, altrimenti sarà battaglia prima in direzione e poi in Parlamento. Ma una cosa ci tengo a dire: noi siamo per fare in fretta una riforma elettorale. Una buona riforma. Non questa”.

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