Nozze gay, a Grosseto il primo annullamento | Il sindaco: “Non potevamo fare altrimenti”

di Nadia Palazzolo

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Nozze gay, a Grosseto il primo annullamento | Il sindaco: “Non potevamo fare altrimenti”

| giovedì 09 Ottobre 2014 - 15:12

Giuseppe e Stefano non sono più uniti in matrimonio per lo Stato italiano. Si tratta del primo caso di unione omosessuale inizialmente riconosciuta dal nostro ordinamento e poi annullata, dopo le indicazioni fornite dal ministero dell’Interno guidato da Angelino Alfano.

Il Comune di Grosseto ha dato esecuzione alla sentenza della Corte di Appello di Firenze che ha accolto il ricorso della Procura annullando la trascrizione delle nozze tra Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci, celebrate a New York nel 2012 e regolarizzate nel Bel Paese.

Il sindaco Emilio Bonifazi ha spiegato che: “C’è una sentenza del giudice e noi la rispettiamo. Il prefetto, nell’invito che ci ha spedito dopo le parole del ministro Alfano, ha allegato la sentenza e quindi non potevamo fare altrimenti”.

La circolare inviata dal ministero dell’Interno ai prefetti per invitare i comuni a interrompere e cancellare le trascrizioni delle nozze tra persone dello stesso sesso celebrate all’estero ha alimentato aspre polemiche nei giorni scorsi. Diversi sindaci hanno palesemente contrastato Alfano, finito al centro di una polemica andata ben oltre i palazzi del potere. La maggioranza di governo si è divisa fra Ncd che sostiene il suo leader e Pd e Sel che lo invitano a lasciare la decisione al Parlamento, mentre tutte le comunità gay si sono schierate contro il provvedimento.

“Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero – ha detto il sindaco di Bologna, Virginio Merola, lo facciano. Io non ritiro la mia firma. Lo facciano dunque ma non nel nome di Bologna, che come sindaco rappresento. Io non obbedisco”. Sulla stessa linea il sindaco di Empoli, Brenda Barnini, che ha annunciato “resistenza” pur ammettendo che il prefetto potrà revocare quanto deciso dal Comune. Il vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, ha annuncia che si batterà per la trascrizione dei matrimoni gay nella Capitale mentre il comune di Napoli ha fatto sapere che “ricorrerà nelle sedi giudiziarie competenti” contro la circolare. Fuori dal coro il primo cittadino di Chieti, Umberto Di Primio (Ncd), per il quale Alfano “ha preso la decisione giusta” perché “i sindaci non possono sostituirsi alle normative nazionali con ordinanze che sarebbero illegittime o addirittura in contrasto con la Costituzione”.

Reazioni che hanno portato Alfano a intervenire per difendere la propria decisione. “Mi sono visto tirare addosso una quantità di insulti e di aggettivi di una violenza inaudita – ha detto il titolare del Viminale – pur avendo solo esercitato la legge. Non è previsto che due persone dello stesso sesso possano sposarsi. E men che meno è possibile che due persone che si sposano all’estero, dello stesso sesso, trascrivano poi, nei registri dello Stato civile italiano, il loro matrimonio”.

 

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