Strage di Caselle, la versione della ex colf | “Prego per le vittime, provo un dolore disperato”

di Redazione

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Strage di Caselle, la versione della ex colf | “Prego per le vittime, provo un dolore disperato”

| domenica 02 Febbraio 2014 - 09:34

Dorotea De Pippo, la colf arrestata per la strage di Caselle Torinese dal carcere prega per le vittime massacrate a coltellate: “Provo un dolore disperato per la loro morte”.

La donna ha deciso di sottoporsi ad un nuovo interrogatorio davanti ai pm Roberto Sparagna e Fabio Scevola, “per contribuire alla ricostruzione dei fatti e per chiarire la sua posizione”. Ma per gli inquirenti è molto chiara: sarebbe lei la mandante del triplice omicidio, commesso dal sul ex compagno, Giorgio Palmieri, reo confesso, che ha dichiarato: “Fu Dorotea a dirmi di portare il coltello per uccidere gli Allione, io l’ho preso per difendermi. Dorotea per convincermi mi disse: “ci vogliono le palle per fare certe cose”. Dorotea mi ha istigato a fare gli omicidi perché ce l’aveva con gli Allione…”.

Ma la donna, attraverso il suo avvocato, racconta una storia diversa: “Io volevo bene soprattutto alla signora Greggio e alla nonnina. Anche loro avevano affetto per me, di questo ne sono sicura perché me lo hanno sempre dimostrato. Ci confidavamo molto i reciproci problemi, mi faceva piacere parlare con loro. Più che una datrice di lavoro era un’amica che mi dava anche dei consigli”.

“Quando sono stata arrestata – continua Dorotea De Pippo – la prima cosa che ho fatto è prendere uno scialle che mi aveva regalato la signora Greggio, me lo sono avvolto intorno al collo e non l’ho più tolto. Era un modo per sentirla vicina. Prego sempre per loro e, per questo, ho chiesto di poter partecipare alla messa in carcere”.

Ma per il gip e per i carabinieri del nucleo investigativo di Torino la versione è tutta da verificare. La donna infatti, nelle prime ore dopo la tragica scoperta, avrebbe parlato male dei componenti della famiglia e avrebbe anche fornito “indicazioni fuorvianti”, indicando Maurizio Allione, primo sospettato del massacro, che si è rivelato aiuto fondamentale per lo sviluppo delle indagini, un “soggetto sospetto”.

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