Tanti auguri Facebook: dieci anni |di condividi, mi piace, soldi e sesso

di Alessandro Amato

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Tanti auguri Facebook: dieci anni |di condividi, mi piace, soldi e sesso

| martedì 04 Febbraio 2014 - 11:22

Facebook compie dieci anni. Tanti auguri al social network più “diffuso” del mondo

Se esiste una cosa certa, oltre la crisi, è che da quando Facebook fa parte delle nostre vite molte cose sono cambiate. Mark Zuckerberg inventò “The Facebook” e gli studenti universitari americani ne diventarono dipendenti. “Due cose fighissime Mark, la prima hanno dettoci Faceboocchiamo, la seconda che abbiamo un appuntamento”, questo è quello che, secondo quanto raccontato dal film di David Fincher, Eduardo Saverin a Zuckerberg il giorno in cui ottennero per la prima volta la conferma che il loro The Facebook aveva l’appeal giusto per vincere.

Diventiamo amici.

Essere amici era finalmente facile. Semplice per tutti, per chiunque. Una richiesta di amicizia inviata, un tasto con pollice all’insù e immediatamente uno sconosciuto dienta amico e gli amici diventano qualcos’altro. Migliaia di amici, non più di 5000, con cui parlare e socializzare. Ragazze e Ragazzi che dicono pubblicamente a chi sono interessati, a cosa, come e quale è il loro orientamento sessuale e la loro situazione sentimentale. “Porteremo la vita del college nella vita di tutti” il sogno di un universitario si è trasformato nella più sorprendente avventura degli anni dieci di questo secolo. E così quella che all’inizio doveva essere una strutture utile per gli studenti universitari divenne la piattaforma più cliccata del web.

L’impresa da un miliardo di dollari.

Facebook in dieci anni, di miliardi di dollari, ne ha generati diversi, ma qualcosa è cambiato. Il social network era nato per unire le persone, per creare connessioni tra amici, persone che si conoscono. Oggi è diventata la più grande community online, oltre un miliardo di utenti e milioni di media e azienda che cercano di conquistare la loro fetta di utenza su Facebook. Un cosmo. un intero sistema che ha sviluppato esperti del settore, analisti delle tendenze dei temi caldi, strategie di comunicazioni geo localizzate: Facebook ha generato un sistema economico e pubblicitario indipendente dalla realtà. E come biasimare gli attori che usano Facebook da uno scopo diverso da quello della pura e semplice “socializzazione” tra amici.

Amici. Condividi. Mi piace. La forza di Facebook si traduce anche nel lessico. 

Era stato un “ci facecucchiamo” all’inizi. Poi i tasti del social network divennero un mantra e tutti iniziarono ad usarli. Allora “mi piace”, ti “taggo”, ti “invito all’evento” sono diventate parole strettamente connesse a Facebook e alle attività che gli utenti mettono in atto sul social. Se media e aziende concorrono su Facebook un motivo ci sarà. Semplice: chi entra su Facebook tende a rimanerci più che in qualsiasi altro sito. Facebook spesso è la home page iniziale del browser, anche nelle ricerche di Google basta mettere una f e premere invio, Facebook sarà molto probabilmente il primo risultato offerto dal motore di ricerca. “Tutti stanno su Facebook”.

Dire tutti è scorretto.

Diciamo oltre un miliardo di utenti ogni giorno entrano su Facebook, per condividere immagini, scambiarsi idee, raccontarsi, informarsi, leggere storie, ascoltare musica, condividere emozioni, comprare e vendere oggetti, scambiarsi consigli utili: la più grande ed estesa comunità di persone che volontariamente decidono di condividere con il resto del mondo la propria storia. I dati, i numeri e i risultati di Facebook i ragazzi di  Mark Zuckerberg  li pubblicizzano già abbastanza. La retorica della riscoperta dei vecchi amici perduti, non la sopportiamo più.

La rivoluzione è blu. 

Facebook è lo strumento rivoluzionario che ha coinvolto prima gli studenti universitari, poi i teenager e poi il resto del mondo. Dagli under diciotto  agli over 65 gli utenti del social network hanno qualunque estrazione sociale e nazionalità. Mettono in condivisione le loro foto e passioni, si scambiano opinioni e idee sul mondo che li circonda. Si divertono. Fanno sesso, almeno trovano un modo per riuscire a farlo. Rappresenta un’integrazione alle attività normali di ognuno di noi: le amplifica, le mette in ordine, le rende disponibili a tutti, garantisce una visibilità che a nessuno dispiace e sopratutto: “Almeno è politicamente corretto!”

La fine di un impero. No. 

Sono stati in molti a definire Facebook un fenomeno del momento, un divertissement che prima o poi avrebbe esaurito la sua “spinta propulsiva”, se si vuole fare un paragone politico con un Paese che non esiste più. Anche i ricercatori di Princeton lo hanno definito come “un’epidemia destinata a finire”, ma non sembra proprio che dalle parte di Palo Alto abbiano intenzione di farsi inghiottire dalle sfide del futuro, anzi. Facebook è pronta ad invadere il mercato dell’informazione con il suo Paper e non mancano per il futuro grandi sorprese.

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