Con la bella stagione e il clima mite ritorna l’allarme processionaria: ecco cos’è

di Aurora Tagliavia

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Con la bella stagione e il clima mite ritorna l’allarme processionaria: ecco cos’è

| mercoledì 26 Marzo 2014 - 10:07

Nel precedente articolo abbiamo visto quali sono i potenziali pericoli legati all’arrivo della primavera, ma zecche, pulci e flebotomi, non sono gli unici insetti che mettono a repentaglio la salute del nostro fedele amico a quattro zampe: da marzo e per tutta l’estate dobbiamo fare i conti anche alla processionaria.

Già da qualche settimana girano sul web e sui social network appelli che mirano a sensibilizzare i proprietari dei cani proprio su questo argomento.

Ma, cos’è la processionaria? La processionaria altro non è che un lepidottero, una farfalla di quelle notturne, quindi una falena.

Da adulte, allo stadio di farfalla/falena sono assolutamente innocue, ma allo stadio larvale ovvero quando sono bruchi, rappresentano un pericolo per tutti i mammiferi a sangue caldo, uomo, cane e gatto compresi.

Il nome “processionaria” deriva dall’abitudine di questi bruchi di spostarsi sempre in fila indiana, formando una vera e propria processione. L’habitat ideale di questo lepidottero sono i pini ma talvolta è possibile trovarlo anche sui cedri e su altre giovani piante: se in inverno trovate dei nidi biancastri su queste piante, allora è probabile che abbiano un’infestazione di processionaria.

Lo stadio larvale della processionaria risulta molto pericoloso per i cani, i quali, annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono il corpo dell’insetto. Per capire come affrontare questo problema siamo andati a chiedere spiegazioni alla Dott.ssa Claudia D’Amico, Direttore Sanitario presso l’ambulatorio veterinario di via Ammiraglio Rizzo.

Dottoressa, quali sono i primi sintomi che mostra un cane entrato in contatto con i peli urticanti della processionaria? La stessa sintomatologia la ritroviamo nel gatto e nei piccoli animali domestici?

I primi sintomi nel cane sono intensa salivazione, infiammazione delle mucose orali e oculari e di tutte le superfici che sono venute a contatto con gli aculei del bruco. I medesimi sintomi possono ritrovarsi sia in altri animali domestici che nell’uomo, infatti è importante che il proprietario maneggi il cane con dei guanti per proteggere le mani. Il soggetto manifesta abbondante produzione di bava, gonfiore della lingua e della mucosa orale e spesso difficoltà di deglutizione e dolore, a volte resta con la bocca aperta e cerca inutilmente di bere per alleviare il fastidio.

Come può intervenire il proprietario in attesa di raggiungere il proprio medico veterinario?

In attesa del veterinario il proprietario può lavare abbondantemente le zone corporee di contatto col tossico, possibilmente con sostanze basiche (acqua e bicarbonato), evitando sfregamenti eccessivi. In merito ai sintomi, se il contatto è avvenuto da qualche tempo il cane manifesterà sintomatologia gastro-enterica qualora avesse ingoiato qualche bruco, quindi vomito e diarrea verdastra.

Quali sono di solito, le conseguenze per i soggetti entrati in contatto con i peli urticanti?

Le conseguenze sono molteplici: quelle più evidenti sono infiammazione con la formazione di bolle e vesciche sulle mucose entrate in contatto con la tossina inoculata dal pelo urticante, fino a giungere alla necrosi con il conseguente distacco di porzioni della lingua. Se il cane avesse ingoiato qualche bruco di processionaria manifesterà vomito e diarrea più o meno intensi.

(L’autrice è addestratrice e titolare della pensione Happy Dog)

 

 

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