Maxi operazione della Dia di Catania e di Messina | Confisca milionaria tra Catania, Siracusa e Enna

di Redazione

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Maxi operazione della Dia di Catania e di Messina | Confisca milionaria tra Catania, Siracusa e Enna

| giovedì 17 Aprile 2014 - 07:09

Passano nelle casse dello Stato i beni per duecento milioni di euro di Mario Giuseppe Scinardo, ritenuto uomo di fiducia del capo di Cosa Nostra di Mistretta, in provincia di Messina, Sebastiano Rampulla (morto nel 2010), fratello del più noto Pietro Rampullaquest’ultimo condannato per avere, come artificiere, confezionato i telecomandi utilizzati nella strage di Capaci.

Dalle prime ore del mattino è in corso, da parte della Direzione investigativa antimafia di  Catania e Messina, nelle provincie di CataniaSiracusa ed Enna, la confisca dei beni, divenuta definitiva con sentenza da parte della corte di Cassazione.

Il patrimonio confiscato è costituito da numerose società e ditte individuali, da circa 230 beni immobili – tra cui vaste distese di terreno, appartamenti, ville e locali commerciali – nonché da aziende agrituristiche e vinicole, da impianti di calcestruzzo e da circa 90 mezzi, tra camion, escavatori, trattori, mezzi agricoli ed autovetture di grossa cilindrata.

A seguito degli accertamenti eseguiti, il cui esito è stato supportato da perizia disposta dal Tribunale di Catania, è stato confermato, anche in sede di giudizio di merito, l’assunto accusatorio, secondo il quale è stata registrata, nell’arco di circa 15 anni, un’anomala escalation patrimoniale ed imprenditoriale, ingiustificata dai redditi dichiarati da Scinardo e dal suo nucleo familiare.

Sono stati confiscati:

  • 11 imprese, comprensive dei patrimoni aziendali, operanti nel settore dell’edilizia, della produzione del calcestruzzo, dell’agriturismo e delle energie alternative;
  • 229 immobili, dislocati nelle provincie di Catania, Siracusa ed Enna;
  • 90 mezzi, tra camion, escavatori, trattori, mezzi agricoli ed autovetture di grossa cilindrata;
  • 11 capannoni agricoli;
  • 61 silos;
  • svariati capi di bestiame;
  • 60 rapporti finanziari.

La definitiva acquisizione dell’intero patrimonio aziendale ed immobiliare da parte dello Stato scaturisce da un’articolata e complessa attività d’indagine eseguita, nel 2008, dalla Direzione Investigativa Antimafia, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania.

Scinardo, a seguito della attività della DIA, può vantare un “curriculum” di tutto rispetto. Nell’ordine è stato:

  • indagato nell’operazione antimafia “Icaro”, che ha disarticolato i clan di Mistretta, Capizzi e Tortorici;
  • tratto in arresto e successivamente rinviato a giudizio, anche se in seguito assolto, nell’operazione denominata “Montagna”, in quanto facente parte del gruppo mafioso di Mistretta riconducibile a “Cosa Nostra”, operante sul versante tirrenico della provincia di Messina, nella zona compresa tra Mistretta, Capizzi, Caronia, Tortorici, San Fratello, Acquedolci e comuni limitrofi;
  • è stato tratto in arresto nell’ambito dell’operazione denominata “Iblis”, in quanto partecipe a “Cosa Nostra” catanese;
  • ha gestito  l’agriturismo,  ubicato nel Casale Belmontino, agro del Comune di Aidone, intestato alla moglie, ove è stato tenuto, tra l’altro, un summit mafioso tra Sebastiano Rampulla, Pietro Iudicello, Vito Rampulla, Carmelo Bisognano e Carmelo Barbagiovanni;
  • ha avuto numerose frequentazioni con pregiudicati del luogo ed in particolare con il mafioso Salvatore Pirrello, nonché con elementi di vertice della famiglia Rampulla;
  • è stato indicato quale persona  facente parte di quel circuito mafioso di allevatori che ha contribuito a garantire il supporto logistico all’allora latitante (attuale collaboratore di giustizia) Umberto Di Fazio;
  • è stato socio in affari con il noto Vito Nicastri – quest’ultimo già colpito da provvedimento di confisca dei beni, eseguito dalla D.I.A., per un valore di oltre 1 miliardo di euro – nella costruzione del parco eolico di Vizzini (CT).
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