La strage di Lampedusa tra stupri e violenze | La ricostruzione dei pm di Palermo

di Redazione

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La strage di Lampedusa tra stupri e violenze | La ricostruzione dei pm di Palermo

| martedì 01 Luglio 2014 - 15:45

Le tragedie personali dei migranti servivano per il grande business dei trafficanti di esseri umani: cinque di loro sono finiti in manette. Ai vertici dell’organizzazione di aguzzini responsabile della strade di Lampedusa però erano quattro: John Mahray, Ermias Ghermay, Nuredin Atta Wehabrebi e Samuel sarebbero i capi dell’organizzazione di trafficanti di esseri umani nelle rispettive zone di operatività.

A loro viene contestata l’aggravante di ”scorrere in armi nelle pubbliche vie, in particolare nelle varie località del continente africano Fatti commessi all’estero (Eritrea, Sudan, Libia, Israele ed altre località del continente africano ed in Svezia, Germania, Norvegia, Olanda, Francia, Austria, Australia e Canada) ed in Italia (Lampedusa, Agrigento, Roma, Mineo, Caltagirone ed altre località del territorio nazionale).

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A svelare in che modo operava la banda di trafficanti sono i pm palermitani Calogero Ferrara, Claudio Camilleri, Emanuele Ravaglioli, Rita Fulantelli e il procuratore aggiunto Maurizio Scalia, nel decreto di fermo dopo l’inchiesta sul traffico di esseri umani effettuato nell’ambito dell’inchiesta nata dopo la strage di Lampedusa del 13 ottobre scorso.

“Risulta accertato che un gruppo di centinaia di migranti Eritrei, alcuni dei quali sono poi sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre 2013, erano stati rapiti, torturati – le donne stuprate ed alcune uccise – e tenuti in stato di prigionia fino a quando i loro parenti non avrebbero pagato il riscatto per la loro liberazione e da lì trasferiti in Libia e consegnati al gruppo capeggiato da Ermias Ghermay per effettuare la traversata fino in Sicilia in cui molti di loro perdevano la vita”.

”Le indagini hanno dimostrato l’operatività di un network criminale, attivo tra l’Italia ed il continente africano, dedito a favorire stabilmente l’ingresso e la permanenza clandestina di migranti nel nostro Paese”, continuano i pm della procura di Palermo ”Una rete transnazionale – aggiungono – quindi, in seno alla quale le diverse componenti operative, strutturate quali ‘insiemi collettivi’, lungi dall’operare alla stregua di ‘compartimenti stagni’, tra loro autonomi, si disvelano invero quali maglie interconnesse tra loro, che interagiscono – in raccordo reciproco – con la comune consapevolezza di cooperare all’attuazione di un unitario progetto delittuoso ed in tal senso, sin d’ora, emblematiche appaiono talune conversazioni tra gli indagati, che testimoniano, in maniera chiara ed inequivocabile, la loro compiuta e preventiva conoscenza di traversate migratorie in partenza dalla Libia e che quindi, conseguentemente, presuppongono la certa interazione tra l’organizzazione attiva in Italia e quella operante sulle coste africane”.

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