Stato-mafia, parla il pentito Angelo Siino | “Quando sfiorammo la cattura di Provenzano”

di Redazione

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Stato-mafia, parla il pentito Angelo Siino | “Quando sfiorammo la cattura di Provenzano”

| giovedì 13 Novembre 2014 - 14:01

“Nel 1994 mi fecero sapere tramite mia moglie, mentre ero detenuto a Termini Imerese, che si doveva far votare per Forza Italia”. Lo ha detto il pentito Angelo Siino deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia. Il collaboratore di giustizia ha anche raccontato che, all’inizio degli anni ottanta, incontrò Marcello Dell’Utri a Milano. “Io – ha spiegato – ero con Stefano Bontade (capomafia palermitano ndr) mentre Dell’Utri scendeva da un palazzo insieme a una serie di mafiosi”. Siino ha anche detto di avere saputo dall’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino che questi era in affari con Dell’Utri.

“Tra il 1994 e il 1995 sfiorammo la cattura di Provenzano. Ero in auto con il colonnello Meli che mi faceva girare con lui i luoghi frequentati da Provenzano per cercarlo. A un certo punto lo vidi ad Aspra mentre era su una Mercedes blindata con Carlo Guttadauro e dissi ‘è Provenzano'”. Ha raccontato ancora Siino, che all’epoca dei fatti era un confidente dei carabinieri ma non un pentito. Il colonnello, preso alla sprovvista, tentò di inseguire la Mercedes ma la perse di vista. “Sì impappinò – ha raccontato Siino – e non li ritrovammo”. Il collaboratore ha detto che riconobbe Provenzano da un fascia collo bianco, lo stesso che il boss indossava quando fu arrestato ben 12 anni dopo.

“Il mafioso catanese Ercolano mi parlò di un progetto di attentato all’ex ministro Salvo Andò”, ha concluso il pentito. “Ercolano – ha aggiunto – commentò che da Martelli ad Andò i socialisti si erano fottuti i voti e poi avevano cominciato a tirare calci come gli scecchi falsi (espressione siciliana che indica gli asini da soma che non vogliono più lavorare ndr)”.

 

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