Lippi: “Juve, puoi fare come la mia Italia”. E su Allegri: “Mi rivedo in lui”

di Riccardo Bagarella

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Lippi: “Juve, puoi fare come la mia Italia”. E su Allegri: “Mi rivedo in lui”

| lunedì 11 Maggio 2015 - 12:03

Se c’è qualcuno che sa come si vince, quello è Marcello Lippi. Mercoledì sera il verdetto del Bernabeu dirà se ad accedere alla finale di Champions sarà la sua Juve oppure i rivali del Real. All’andata, martedì scorso, la Juventus ha vinto 2 a 1 e per passare il turno sarà sufficiente un pareggio o anche una sconfitta con un gol di scarto, a patto di segnarne almeno 2. L’ex tecnico bianconero ha rivelato le proprie sensazioni in vista di quella che può essere definita a tutti gli effetti la partita dell’anno per entrambe le squadre.

“Non è un’annata felicissima per il Real – spiega ai microfoni di Radio Anch’io Sport – e la finale è l’ultima cosa che possono regalare ai tifosi. Ma nella Juve ci sono giocatori che di esperienza internazionale ne hanno tanta. Ci saranno dei momenti difficilissimi davanti a 90 mila persone a cui è rimasto un solo obiettivo per salvare la stagione ma la Juve ha le caratteristiche per far male”.

Alla Juve non mancano di certo i cosiddetti assi nella manica: “Pogba? È sempre meglio che i giocatori di classe e di qualità stiano in campo, sono importanti anche se fanno 70 minuti – assicura l’ex ct azzurro – Buffon potrà essere determinante e secondo me potrà essere la serata di un centrocampista, magari Vidal“.

Sabato scorso i bianconeri hanno festeggiato insieme ai propri tifosi per il quarto scudetto consecutivo. Un risultato di indubbio prestigio, ma Lippi non sembra per niente stupito, anzi: “La Serie A è diventata un ciapanò – il parere del tecnico toscano – il campionato è migliorato ma è troppo facile per la Juve vincere. C’è da augurarsi che ci sia una squadra che possa competere con la Juve non per 3-4 mesi ma per tutto l’anno”.

“E poi – aggiunge – non riesco a capire una cosa: tutti i giocatori sperano di diventare calciatori importanti, arrivare in una grande squadra e giocare in Europa. Poi si arriva alle coppe e gli allenatori cominciano a cambiare 8, 9, 10 giocatori. Perché? Va bene avvicendare qualche giocatore ma qual è il problema se un calciatore fa 2-3 partite in più che sono poi quelle che ha sempre sognato di giocare? Se cambi tanti giocatori, la squadra perde la sua competitività”, il pensiero di Lippi.

A chi azzarda un paragone tra la Juventus di Massimiliano Allegri e l’Italia che Lippi portò in cima al mondo nell’estate del 2006, poi, l’ex ct risponde così: “Ci può stare. C’è stata una grande crescita della squadra, tecnica, tattica, psicologica, un momento di consapevolezza della propria forza. I calciatori sono un po’ scaramantici e ci sono delle connessioni a cui bisogna far caso”.

Quello dell’attuale tecnico bianconero è un profilo che piace, e molto, a Lippi: “Mi sono rivisto abbastanza frequentemente in lui – ammette – Alla stessa età siamo arrivati in una grande squadra e al primo colpo abbiamo vinto lo scudetto. Abbiamo partecipato a tutti i campionati, come giocatori prima e allenatori poi, la famosa gavetta. Abbiamo immagazzinato e al momento opportuno lo abbiamo tradotto in campo”.

“Mi piace poi tantissimo la saggezza con cui si è immerso in questa fantastica stagione – continua Lippi – Non ha toccato nulla di quello che funzionava benissimo e poi piano piano ha fatto capire ai giocatori che si poteva aggiungere qualcosa e ora questa squadra può cambiare modo di giocare nella stessa partita che a livello internazionale è un grande vantaggio”.

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