Ingroia, sequestrata anche la casa di campagna

di Redazione

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Ingroia, sequestrata anche la casa di campagna

| martedì 20 Marzo 2018 - 17:00

La Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato la casa di campagna dell’ex pm Antonio Ingroia. Il sequestro di 150mila euro disposto contro l’ex magistrato palermitano accusato di peculato, infatti, non può essere soddisfatto mediante l’aggressione dei suoi conti correnti e così i sigilli sono stati apposti anche ad un immobile di Calatafimi che, a causa del provvedimento, non potrà essere venduto finché si troverà sotto sequestro.

Le accuse della Procura: “Liquidazione indebita di 117mila euro”

Dal 2012 al 2018, Antonio Igroia, parallelamente alla carriera politica, aveva ricoperto incarichi in società legate alla Regione Sicilia. Nel settembre 2013, fu nominato dal governo Crocetta commissario di Sicilia e-Servizi s.p.a., che si occupava di servizi informatici regionali. Come amministratore Sicilia e-Servizi, sarebbe reo della liquidazione di un’indennità di risultato pari a 117mila euro, disposta in conflitto d’interesse e senza passare per una specifica valutazione dell’assemblea dei soci.

Secondo gli inquirenti, l’acquisizione dei 117mila euro sarebbe indebita: la legge stabilisce, infatti, che l’indennità non possa superare il doppio del compenso onnicomprensivo attribuito pari, per Ingroia, a 50.000 euro l’anno. Ad ogni modo, l’ex magistrato avrebbe lavorato a Sicilia e-Servizi solo per tre mesi, durante il 2013, percependo un stipendio limitato a quel periodo: l’indennità dunque appare tutt’altro che proporzionata.

Cene e alberghi di lusso: l’ex pm ne chiedeva i rimborsi alla Regione

Ma i guai per Ingroia, che oggi esercita la professione di avvocato e vive a Roma, non si esauriscono con la Sicilia e-Servizi. Infatti, l’ex magistrato è accusato anche di essersi indebitamente appropriato di ulteriori 34.000 euro, a titolo di rimborso spese per vitto e alloggio nel 2014 e nel 2015, in occasione delle trasferte a Palermo per svolgere le funzioni di amministratore di Sicilia Digitale, società che aveva sostituito la Sicilia e-Servizi. Ingroia ha richiesto alla Regione anche i rimborsi dei soggiorni in alberghi di lusso e delle cene in ristoranti stellati della città. La normativa nazionale e regione, invece, chiarita peraltro da una circolare dell’Assessorato regionale dell’Economia, consente agli amministratori di società partecipate residenti fuori sede, l’esclusivo rimborso delle spese di viaggio. Sono categoricamente escluse, dunque, le spese di vitto e alloggio. “Ho la coscienza a posto perché so di aver sempre rispettato la legge”, ha affermato Ingroia. Eppure, la dichiarazione risulterebbe poco supportata dai riscontri dei suoi ex colleghi della Procura di Palermo.

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