Villa Deliella, quale il suo futuro? La parola a Giulia Argiroffi

di Federica Raccuglia

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Villa Deliella, quale il suo futuro? La parola a Giulia Argiroffi

| giovedì 22 Marzo 2018 - 12:18

La demolizione di Villa Deliella, che diede ufficialmente inizio al sacco di Palermo, fu un colpo bassissimo per la città e per l’Italia intera. Il 29 novembre del 1959, in poche ore, furono spazzati via anni di storia, riducendo in polvere arte e bellezza. Oggi quel gioiello liberty, progettato dall’architetto Ernesto Basile, è pronto a rivivere nell’area che fino a qualche giorno fa ospitava un parcheggio-autolavaggio semiabusivo. L’obiettivo è quello di ricostruire la villa, facendone un polo museale dedicato al liberty. 

Villa Deliella, un’occasione per ripartire

“Villa Deliella è un’occasione per Palermo, per trasformare uno scempio in un elemento di rinascita” spiega l’architetto e consigliere comunale del M5S Giulia Argiroffi, la prima insieme al collega Danilo Maniscalco a presentare una proposta per ricostruire l’edificio. “L’abbattimento della villa divenne un grande scandalo a livello nazionale, al quale si susseguirono una serie di articoli tra cui il più importante di Bruno Zevi”.

Villa Deliella è l’icona del sacco, perchè fu la prima villa distrutta. “Negli ultimi decenni l’area è stata utilizzata come parcheggio e autolavaggio – continua Argiroffi – Da verifiche effettuate dal gruppo consiliare del M5S è emerso che questo parcheggio non aveva alcun autorizzazione dal 2001, così è stata fatta una segnalazione alla polizia e poi sono stati apposti i sigilli”.

Villa Deliella, il progetto

“Al momento il Piano regolatore generale prevede che l’area sia destinata ad attività museali. Quello che noi proponiamo è di procedere con un concorso di progettazione, che è l’unica possibilità per garantire riconoscimento al merito e in questo concorso chiedere che venga restituita l’immagine che ci è stata sottratta. Palermo non è solo il percorso Arabo Normanno, Palermo ha una grande quantità di ricchezze da salvaguardare”.

Intervista di Maria Pia Ferlazzo

 

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