Migranti, Sea Watch entra nel porto di Catania

di Redazione

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Migranti, Sea Watch entra nel porto di Catania

| mercoledì 30 Gennaio 2019 - 20:04

La nave Sea Watch ha avuto indicazione di dirigersi verso il porto di Catania, dove è arrivata in mattinata, scortata da motovedette della guardia costiera e della guardia di finanza.

Terminate le manovre, i migranti a bordo della Ong tedesca battente bandiera olandese, hanno festeggiato abbracciandosi tra di loro e abbracciando anche i componenti dell’equipaggio.

Sea Watch verso il porto di Catania, migranti distribuiti in 9 Paesi

Secondo quanto reso noto dal Viminale, la scelta è stata determinata dalla presenza di centri ministeriali per l’accoglienza di minori. I maggiorenni saranno immediatamente trasferiti all’hotspot di Messina.  La nave arriverà in porto non prima delle 8 a causa di un guasto che sta bloccando la nave della Ong tedesca a Siracusa. Il guasto al verricello dell’ancora blocca l’imbarcazione alla fonda al largo della costa aretusea.

Il Tribunale per i minorenni di Catania, presieduto da Maria Francesca Pricoco, su ricorso della Procura minorile etnea, ha intanto emesso “provvedimenti di nomina di tutore per ciascuno dei minori presenti sulla Sea Wacth al fine delle attività di tutela previste dalla disciplina interna e dalla normativa internazionale”. L’atto è propedeutico allo tutela e allo sbarco dei minorenni non accompagnati che sono sulla nave della Ong tedesca battente bandiera olandese alla fonda al largo di Siracusa.

Esulta il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Missione compiuta! Ancora una volta, grazie all’impegno del governo italiano e alla determinazione del Viminale, l’Europa è stata costretta a intervenire e ad assumersi delle responsabilità. Sei Paesi hanno accettato di accogliere gli immigrati a bordo della Sea Watch3, coordinandosi con la Commissione europea: si tratta di Francia, Portogallo, Germania, Malta, Lussemburgo e Romania. In base alla documentazione raccolta auspico che venga aperta un’indagine per fare chiarezza sul comportamento della Ong“.

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