Alfano, sì al governo con la stessa maggioranza | No di Sel e Lega Nord. L’M5S incontra Renzi

di Redazione

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Alfano, sì al governo con la stessa maggioranza | No di Sel e Lega Nord. L’M5S incontra Renzi

| martedì 18 Febbraio 2014 - 14:16

Sul Frecciarossa che ieri lo ha riportato a Firenze per chiudere la sua esperienza di sindaco (al suo posto Dario Nardella), lo ha detto più volte: entro la settimana il governo sarà pronto.

Oggi sono partite le consultazioni con una buona parte dei partiti presenti in Parlamento, l’incontro più atteso era quello con il leader di Ncd Angelino Alfano, vicepremier nel governo Letta e candidato a restare al proprio posto.

“Noi staremo al governo – ha detto Alfano in serata – se la voce del centrodestra sarà chiara all’interno dell’esecutivo. Vogliamo che il nuovo governo nasca con la stessa maggioranza dell’esecutivo Letta. Non siamo disponibili a sostenere un governo di sinistra o di centro sinistra”.

Il segretario di Nuovo centrodestra, Angelino Alfano, pone insomma delle condizioni molto chiare e delineate per offrire il proprio sostegno al nuovo governo Renzi.

“Abbiamo chiesto e ottenuto che, concluse le consultazioni, chi è disponibile a dare una mano all’Italia proponendo un programma di uscita e contrasto della crisi economica – ha aggiunto Alfano – si riunisca domani pomeriggio per mettere a confronto i programmi e capire se c’è una compatibilità tra questi per fare in modo che nasca il nuovo esecutivo. Se non vi sarà compatibilità, spiegheremo agli italiani la ragione per la quale non si può formare questo governo. Naturalmente non era possibile sciogliere tutti i nodi durante il nostro incontro, in quanto il presidente incaricato è anche segretario di un partito notoriamente con idee molto differenti dalle nostre”.

Per Alfano il fatto che questo governo abbia incassato il no di Vendola “equivale al superamento di un primo scoglio”. Il leader di Ncd ha infine detto a chiare lettere che il suo partito non potrà far parte di un governo che “mette al Ministero della Giustizia un giustizialista. Noi vogliamo un garantista”.

Per Renzi dunque un sì condizionato che lascia spazio a un accordo ben più solido. Nel pomeriggio invece il premier aveva avuto il sì pieno di Scelta Civica mentre Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Vendola hanno preso le distanze dal premier.

Il Movimento 5 Stelle ha disertato le consultazioni. Dopo una lunga riunione tra deputati e senatori, si è deciso di chiedere consiglio al web. E il popolo di internet ha sentenziato: sì alle consultazioni. Con uno scarto minimo di voti, 20.843 contro 20.397, i simpatizzanti del Movimento 5 Stelle hanno dato la loro approvazione. La consultazione si è conclusa, si legge sul blog di Grillo, con 41.240 votanti su 85.408 aventi diritto. Domani una delegazione composta da Beppe Grillo e i capigruppo di Camera e Senato, D’Incà e Santangelo, incontrerà Renzi. Sarà chiesto lo streaming dell’incontro.

“Mai abbiamo pensato di dare un solo voto a un governo nato dal palazzo, men che meno di sinistra”. Il pensiero di Matteo Salvini è deciso e ben delineato. Il segretario federale della Lega Nord, al termine del colloquio con Renzi non ha, tuttavia, escluso la possibilità di intraprendere percorsi condivisi qualora si proponessero riforme gradite al Carroccio, come il federalismo e il pugno di ferro in Europa. Cosa che, tuttavia, non sembra essere emersa nella consultazione. “Se il prossimo governo vuole venire in parlamento a riportare a Roma – continua Salvini – competenze e soldi la Lega sarà dall’altra parte della barricata e su questo sarà battaglia totale. Ci è stato confermato che si andrà verso uno ius soli temperato e anche in questo caso non ci troviamo d’accordo. Ecco, non ci siamo trovati d’accordo praticamente su niente. Se entro una settimana sarà approvata l’esenzione delle tasse per le zone alluvionate allora saremo disposti a trattare, altrimenti faremo il diavolo a quattro. Non abbiamo parlato di legge elettorale, ma abbiamo proposto l’abolizione dei prefetti”.

“Diamo il nostro appoggio convinto al governo di Renzi. Non abbiamo discusso di poltrone: al momento ci interessa soltanto il programma”, ha spiegato Stefania Giannini subito dopo l’incontro con il neo premier. La rappresentante di Scelta Civica è una delle papabili candidate come ministro dell’Istruzione.

Renzi incassa un no secco da Vendola, dopo un colloquio di 45 minuti: “Per noi la questione del lavoro è fondamentale: vogliamo un piano per il lavoro e non contro i lavoratori. E ciò può avvenire con il rilancio di un welfare ambientale”, ha detto il leader di Sel “Il nostro è un paese malato che ha bisogno di una terapia d’urto. Ci serve un piano straordinario che investa su scuole  e università, da punto di visto edilizio a quello del diritto allo studio”. Poi Vendola chiarisce la posizione di Sel: “Questo governo ha la stessa forma dei due precedenti. Noi siamo ‘indisponibili’ a partecipare alla nascita di un esecutivo che si fonda su un compromesso tra centrosinistra e centrodestra. Le larghe intese miniaturizzate non sono una risposta ai problemi del paese”.

Da segnalare l’affondo che viene dal Financial Times, la rivista economica più prestigiosa al mondo. Analizzando, oggi, il favore dei mercati all’arrivo di Renzi premier a palazzo Chigi, il notista James McKintosh spiega la sua visione secondo cui ci sono buone possibilità che gli investitori ignorino il cambio di leadership del governo italiano. Innanzitutto perché Matteo Renzi “è il 62esimo premier degli ultimi 68 anni”. Se gli investitori “dovessero agitarsi ogni volta che il governo italiano cambia”…”non si investirebbe più”. In secondo luogo, “ha lo stesso sostegno politico, o la stessa carenza di sostegno politico, del suo predecessore, Enrico Letta”.

“Le sue prospettive di avviare grandi riforme sono certamente limitate dall’assenza di sostegno popolare e parlamentare, sebbene questo non gli abbia impedito di presentare un ambizioso programma”.

Infine la stoccata più pesante:  “La direzione economica del paese è controllata da Bruxelles (leggi: Berlino) e il settore bancario e i rendimenti dei titoli di stato dalla Banca centrale europea”. Anche se il mercato dei bond è andato molto bene negli ultimi anni, “la Spagna con le sue riforme ha sorpassato l’Italia”. Per questo, conclude il giornale economico britannico, “gli investitori non si aspettano molto da Renzi, il che rende più facile per lui sorprendere piacevolmente i mercati. Purtroppo, sia la politica che la storia sono contro di lui”.

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