Camorra, quattro imprenditori spie dei clan | Arrestati i “controllori” del pizzo di Caserta

di Redazione

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Camorra, quattro imprenditori spie dei clan | Arrestati i “controllori” del pizzo di Caserta

| giovedì 16 Ottobre 2014 - 08:13

Controllavano che il pagamento del pizzo fosse regolare, facendo da intermediari e da collettori di tangenti con i clan, segnalando ai vertici della camorra gli imprenditori edili da sottoporre al racket. La Squadra Mobile della Questura di Caserta ha ha arrestato quattro imprenditori, titolari di aziende di calcestruzzi del Casertano, di cui uno già in carcere, ritenuti dagli inquirenti della Dda di Napoli contigui al clan Belforte di Marcianise (Caserta). I quattro sono accusati di concorso esterno in associazione camorristica ed estorsione aggravata dalla metodo mafioso.

Il compenso per il “servizio di segnalazione”, era una occhio di riguardo dal clan che evitava di fare pagare il pizzo ai quattro e “consigliava” alle ditte vittime delle estorsioni di rivolgersi a loro per le forniture di calcestruzzo. Uno degli imprenditori arrestati ha fornito i suoi servigi anche al clan casertano dei Piccolo, nemico storico del clan Belforte di Marcianise. La Polizia di Stato di Caserta ha ricostruito una serie di episodi estorsivi messi a segno dagli emissari dei Belforte tra cui una relativa alla realizzazione del “Centro Commerciale Campania” di Marcianise, ai danni di una ditta appaltatrice che fu costretta a pagare una tangente di 450mila euro. Soldi che si spartirono il clan Belforte e la fazione Zagaria del clan dei Casalesi. I titolari della ditta furono anche costretti a concedere in subappalto alcune opere alle aziende della camorra.

Gli investigatori hanno fatto anche scoperto e fatto luce sulle vessazioni subite da un imprenditore di Caserta impegnato nella realizzazione, nel capoluogo, di un complesso residenziale di 24 appartamenti e nella costruzione di quattro capannoni industriali a Maddaloni (Caserta). Pper mascherare contabilmente il pagamento delle tangenti, gli indagati hanno emesso fatture per operazioni inesistenti in favore delle ditte delle vittime, “gonfiando i costi rispetto alle effettive forniture di calcestruzzo, creando, così, “fondi neri” destinati al pagamento delle estorsioni

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